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Dreaming Jeans

Testo critico di Vittorio Raschetti

..."Come neisogni: dreaming jeans. Apparizioni improvvise di sculture di jeans disseminate nelle strade della città. Sono jeans colorati assicurati in modo stabile a pali e cartelli dismessi , in luoghi tra loro eterogenei: in angoli centrali della città, in spazi remoti della periferia o presso sconsolate fermate d’autobus. Una regia misteriosa li ha disposti come una sorpresa nella notte. Non è una un’apparizione isolata e casuale, ma sembra seguire un disegno, anche se ancora incomprensibile. I jeans sono colorati di rosso, blu, giallo, verde. Indecifrabili e misteriosi.

Street art e performance si fondono in un’azione che è al  contempo site specific, ma anche diffusa e de-localizzata. Ciò moltiplica i significati dell’opera stratificandoli su più livelli.  Ciò apre una dimensione potenzialmente seriale ed una eventuale diffusione virale anche in altri centri urbani determinando una possibile estensione del progetto su scala geografica.

Ciò che viene indossato quotidianamente con assoluta familiarità in perfetta simbiosi con il corpo, - il jeans – si trasforma improvvisamente in insolito, strano, ambiguo, allusivo rispetto a qualcosa di assolutamente sconosciuto. Prelevati dall’uso quotidiano e disseminati in modo solo apparentemente casuale nello spazio pubblico della città. I dreaming jeans sono sradicati dal loro contesto naturale di abiti comuni per venir trapiantati in un altro contesto,  rivestendosi di nuove allegorie e significati ulteriori. Abiti smessi che non smettono di significare, che riprendono vita grazie all’abile modellato in resina dell'artista Roberto Spadea, e alla colata di colore, jeans attillati che si rialzano e riprendono la strada della città rianimandola con il loro semplice entusiasmo e tutta la giovanile innocenza del  desiderio di esserci.        

I jeans vengono decontestualizzati e trapiantati in uno scenario cittadino, trasformandosi in un vettore di nuovi significati, sono dei ready made  non incollati su una tela dadaista o su una scultura del nuovo realismo, ma prelievi di realtà esposti come bandiere colorate, come opere pop in mezzo al palcoscenico della vita.

I jeans sono calchi di persone restituiti alla presenza nel mondo in un gioco allusivo di presenza e assenza.

Non opere su tela, ma sculture con la tela. La Tela dei jeans diventa come la tela del ragno. L’artista, come un ragno, paziente, tesse la sua tela per catturare attenzione. Come un ragno si arrampica, si nasconde ed attende. Lo sguardo cade nella trappola tesa dalla tela dei jeans, e non può sottrarsi all’effetto sorpresa. In questo caso, la trappola non dipende dalla invisibilità, ma,  all’opposto, funziona grazie alla perfetta visibilità dei vividi colori stagliati sullo sfondo dello scenario urbano. L’ azione artistica è una trappola organizzata senza astuzia e secondi fini: non per colpire ma per includere gli sguardi, per far partecipare i cittadini. Un effetto di straniamento, che genera un cortocircuito tra le opere e il pubblico predisponendo ad una nuova riflessione sulla gratuità del gesto artistico come dono di riflessione"...

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